Un sequestro record di reperti archeologici in provincia di Foggia. Stamattina la sala conferenze della Guardia di Finanza sembrava un museo. Vasi, lance, decorazioni, corredi funebri, statue e statuette, monili di bronzo e quant’altro. Ma soprattutto la “Sacra Reliquia” che dà il nome all’operazione dei berretti verdi ovvero la pantofola del beato Papa Innocenzo XI. Dal Vaticano si attendono conferme sull’originalità del reperto ma non ci sarebbero dubbi. Arrestati E.C., 48 anni di Orta Nova e G.P., 61 anni, di Cerignola, in flagranza dei reati di detenzione illegale di armi, ricettazione e violazione della normativa per la tutela dei beni culturali.
L’operazione ha preso spunto da una segnalazione relativa a un presunto traffico di armi e reperti archeologici ad opera di più soggetti operanti tra Cerignola e Foggia. Nell’ambito di questa indagine due foggiani sono stati denunciati proprio per detenzione di armi. Sequestrati sei fucili da caccia calibro 12, di cui tre con matricola abrasa, due trattori agricoli risultati essere di provenienza furtiva e una cornice di una tela pittorica risalente al 1600, sottratta diversi anni fa da una chiesa rurale di Palazzo d’Ascoli in agro di Ascoli Satriano.
Ma sono i numerosi reperti archeologici rinvenuti a destare scalpore. Conservati con cura soprattutto in due abitazioni tra Orta Nova e Cerignola e tranquillamente esposti da alcuni “appassionati del collezionismo fuorilegge”, come li hanno descritti i finanzieri. Recuperati persino vasi di epoca micenea che è raro trovarli conservati così bene e del valore di migliaia di euro. Sono ancora in corso indagini proprio per dare l’esatto valore economico a tutto il materiale trovato.
Riscontri investigativi hanno permesso di estendere le perquisizioni a Cerignola presso i locali di pertinenza di un noto professionista dove i finanzieri si sono trovati davanti a un vero e proprio museo costituito da 350 reperti e molte armi da fuoco antiche, risalenti al periodo 1600-1800 oltre ad armi moderne complete di munizioni.
Recuperata una Colt calibro 25 con caricatore rifornito e pronta all’uso e una pistola mitragliatrice modello Mauser C96, calibro 7,63 (famosa pistola da guerra tedesca utilizzata sia nella prima che nella seconda guerra mondiale) provvista di caricatore. Dopo analisi tecnica della Soprintendenza, si è appurato che i reperti erano costituiti da vasellame, statue votive, monili in oro, pietra e bronzo di eccezionale rarità, riferiti al periodo Dauno, Sannita e Romano, costituenti corredi funerari di tombe depredate.
Tra i reperti più antichi, degni dei più prestigiosi musei, vanno citati: un tipico “vaso filtro” dipinto, diversi, eleganti e ricercati crateri con anse a volute decorate da testine di Medusa, una pregiatissima coppia di ferma trecce in lamina d’oro e un raffinato contenitore per oli profumati di pasta vitrea colorata.
Trafugati in una tomba di un guerriero sannita due pregevoli ganci di bronzo che ornavano il tipico cinturone. Presenti anche i caratteristici vasi “tipo Gnathia” ricoperti di vernice nera e decorati con eleganti motivi vegetali e floreali.
Tutti i reperti archeologici ritrovati (circa 350 pezzi) saranno oggetto di approfondite perizie tecniche e di catalogazione da parte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Foggia. Sono in corso ulteriori accertamenti per valutare l’autenticità e l’origine di una reliquia appartenuta al beato Papa Innocenzo XI (1611-1689).