Cerignola sommersa dai rifiuti. Si ferma la Sia srl, la società che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti per conto del bacino Fg 4, e dai cassonetti esondano scarti di ogni tipo. Nella notte, tra l’altro, si sono registrati diversi roghi in alcune zone della città, ed è servito l’intervento dei vigili del fuoco per sedare le fiamme.
Sembrano scene già viste nel Napoletano degli anni 2000, quando ogni angolo della città presentava immondizia adagiata sul ciglio delle strade. In questo caso il tilt sulla raccolta è stato determinato dallo stato di agitazione indetto dai lavoratori di Sia srl, che contestano la gestione dell’azienda sull’orlo del baratro.
Così, mentre altre città corrono ai ripari (Trinitapoli avrebbe temporaneamente affidato il servizio ad altra ditta in attesa che si risolva lo scontro nella società in house), ciò che si può notare ad occhio nudo o tramite le immagine depositate sul web è una situazione esplosiva in fatto di tutela ambientale e della salute pubblica. Come beffa, quest’anno gli aumenti della TARI hanno toccato anche il 35% in bolletta. E sullo sfondo ci sono i rifiuti interrati.
Le cause
“Chiediamo scusa alla città intera, non vogliamo arrecare ulteriori disagi ma quello che sta succedendo in SIA srl merita l’attenzione di tutti”. Così i sindacati di CGIL, CISL e Fiadel motivano lo “stato di agitazione” dei dipendenti della società in house che ha cessato le attività di raccolta e pulizia delle città che appartengono al Consorzio di Igiene Ambientale Fg4.
Segnalati forti disguidi anche nelle altre città che compongono le Aro, in particolar modo ad Orta Nova. Per la prima volta, a conclusione del mercato settimanale di Cerignola, nessun mezzo si è occupato del ripristino della zona Fornaci. Anche nel resto della città, tra l’altro, la situazione non migliora ed in alcune zone vi sono stati dei piccoli roghi.
Questa volta gli stipendi ai dipendenti ci sono, ma a mancare sono i servizi di manutenzione ai mezzi, ormai obsoleti e in parte danneggiati dall’usura del tempo. “La settimana scorsa un dipendente di tasca propria ha fatto il pieno ad un camion”, informano i lavoratori che nel pomeriggio si sono riuniti presso la sede di contrada Forcone Cafiero. Lamentano, oltretutto, la mancata consegna dei DPI, ossia i dispositivi di sicurezza sul lavoro; ma soprattutto non ci sono rassicurazioni sul futuro dell’azienda, e questo è un problema enorme se si considera che all’interno di SIA ci lavorano circa 300 dipendenti. Una bomba sociale ad orologeria.
Annualmente vengono erogate 20mila ore di straordinario, “mentre ci sono oltre 100 lavoratori con contratto part-time”, annotano i sindacalisti, “ma non si sa perché si preferisce spendere di più pur di non portare il loro contratto in regime full time”. Non si ha traccia di un piano industriale e, ancora peggio, non si capisce quale sia la tempistica per la costruzione del VI lotto di discarica, visto che il provvedimento – bloccato per ragioni politica prima e ora in attesa di finanziamenti- potrebbe riportare ossigeno ad una società che vanta crediti non incassati per circa 10 milioni di euro. Ma non incassando ciò che le è dovuto, SIA non ha liquidità né per conferire i rifiuti a Grottaglie (il debito con la nuova discarica ammonterebbe già a 1 milione di euro) e né per pagare i fornitori. Sono queste le recriminazione dei sindacati, che in più segnalano anomali comportamenti all’interno dell’azienda: “Nel comparto raccolta differenziata lavora personale non autorizzato ed esterno alla società, non sappiamo chi siano. Si preferisce prendere dall’esterno e poi ci si dice che non ci sono soldi”, accusano i sindacati che con una missiva hanno chiesto audizione ai sindaci del consorzio, al Prefetto di Foggia e al Cda.
Anche il management è sotto tiro delle tre sigle sindacali: “Abbiamo chiesto e sollecitato invano un incontro con la dirigenza. Chiediamo dunque che vengano rimossi i vertici della società a partire dall’amministratore delegato Iungo. Qual è il progetto? Portare Sia al fallimento? Siamo stanchi di essere presi in giro”. Se in sette giorni non si darà vita ad un tavolo tecnico, i lavoratori si metteranno in barricata.