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Un cippo in Masseria Cirillo: Di Vittorio ci lavorò a soli 9 anni. L’iniziativa della Cgil con le scuole

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Adesso il cippo che ritrae il volto di Giuseppe di Vittorio non giace più abbandonato fra i campi di Masseria Cirillo dove cominciò a lavorare a nove anni. È stato restaurato e campeggia in un’area ripulita circondata di ciclamini rossi piantati stamattina. L’agro in cui è stato inaugurato è quello di Orta Nova per iniziativa della locale Camera del lavoro e della Cgil. Per la cerimonia del 3 novembre, il giorno in cui il grande sindacalista è morto, sono arrivati i vertici nazionali e provinciali del sindacato, i rappresentanti di Casa Di Vittorio da Cerignola e alcuni studenti dell’istituto Olivetti di Orta Nova accompagnati dai loro insegnanti.

I ragazzi la storia del “combattente” Di Vittorio l’hanno imparata fra i banchi, la sfida è “la trasmissione di questa memoria per superare la diffidenza giovanile nei confronti della politica”, così ha commentato Salvatore di Pierro, professore di storia e filosofia che, con altri colleghi, ha accompagnato gli studenti alla cerimonia.

L’idea complessiva è quella di attrezzare con panchine e ricoprire di erbetta l’area limitrofa al cippo. Le famiglie della zona si recano qui per scampagnate o per sfuggire all’afa estiva. Creare, se possibile, un percorso culturale nella tenuta agricola che oggi ha almeno 30 proprietari su un’eredità di una baronessa di fine ‘800 è l’obiettivo della Cgil. Masseria Cirillo ha 600 ettari di terreno coltivati, da una decina d’anni su queste zolle svettano le pale eoliche, ci sono i resti in pietra e i meccanismi in parte riutilizzati per innaffiare la terra e tutte le testimonianze di quella civiltà contadina di cui Di Vittorio fu guida.

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Giuseppe Valentino, segretario della Casa del Popolo di Cerignola, lo ricorda così: “Negli anni ‘50 andavo ai suoi comizi, mia madre si arrabbiava con mio padre perché temeva tafferugli. Io rimanevo stupito di come un contadino riuscisse a riempire le piazze, i braccianti dicevano ‘è arrivato il padre nostro’ e la strada larga di via Roosevelt era chiamata ‘il Cremlino’. Certo i giovani oggi ci sfuggono ma noi continuiamo per la nostra strada cercando di coinvolgerli il più possibile”.

Questa cerimonia (l’incontro finale è previsto per domani, un convegno dal titolo ‘Al sud, lavoro’ con Serena Sorrentino per discutere, anche, di reddito di cittadinanza) è parte delle giornate di “scioperi al rovescio”, giornate dedicate al recupero del territorio che la Confederazione ha cominciato il 23 luglio sulla spiaggia di San Menaio.

Filomena Trizio

Filomena Trizio

Sono passati alla masseria Agropolis di San Giovanni Rotondo, hanno passato al vaglio luoghi desertificati e abbandonati e Filomena Trizio (segretario generale Cgil Foggia) dopo aver scoperto i tre cippi insieme ai ragazzi delle scuole, spiega il percorso: “Dobbiamo lavorare non solo sulla manomissione dei diritti ma su un nuovo sviluppo di qualità che permette un lavoro di qualità. Su questo, innestare un intervento pubblico in grado di creare lavoro partendo dal territorio. La presenza degli studenti oggi ci consola, speriamo che facciano pubblicità a questo luogo e vengano a dare un po’ d’acqua ai fiori ogni tanto. Questa strada vogliamo percorrerla insieme partendo dalla dignità del lavoro che Di Vittorio ha insegnato a questo territorio e all’Italia”.

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Ettore Roncone, esponente nazionale della Flai, condivide e rilancia: “Dimenticare è uno scempio, dobbiamo prenderci la responsabilità di recuperare giovani in una fase in cui il sindacato è sotto attacco e qualcuno ha la sfacciataggine di dire che se ci fosse stato Di Vittorio magari la Cgil sarebbe stata meno dura”.

Sulla memoria di Di Vittorio, scomparso il 3 novembre di 58 anni fa, si svolgeranno altri incontri a Cerignola fino a febbraio. Il filo conduttore del confronto con gli studenti sarà “Guardati dalla mia fame”, il libro scritto da Luciana Castellina e Milena Angus (ed. Nottetempo) sul bisogno e la miseria che si traducono in violenza e rivolta. “Un’opera che intreccia storia e finzione con originalità svelando le vicende cruente del dopoguerra”, scrive Giovanna Zunino, direttrice dell’associazione Casa di Vittorio.


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