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In cella il capo clan di Orta Nova. Si è costituito Francesco Gaeta

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Si è costituito Francesco Gaeta, 60enne boss del clan Gaeta di Orta Nova. L’uomo era ricercato dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta che lunedì scorso ha portato all’arresto di nove persone dell’organizzazione criminale per vari reati tra i quali le estorsioni ai titolari di una farmacia agricola ortese. Il boss era attivamente ricercato. “Ha le ore contate”, avevano fatto sapere gli investigatori. L’uomo si è presentato in caserma accompagnato dal suo avvocato attorno alle 10 di questa mattina a seguito di incessanti ricerche. Il 60enne capo clan, colpito da misura cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Foggia per associazione a delinquere ed estorsione dal 15 gennaio, giorno dell’esecuzione dell’ordinanza, risultava irreperibile. È ora ristretto nel carcere del capoluogo.

È lui il capo de “La Famiglia”, dicitura utilizzata dai criminali per intimidire le proprie vittime. Già un mese fa Gaeta era stato raggiunto dalle forze dell’ordine che gli sequestrarono numerosi beni mobili e immobili. Le accuse che coinvolgono il boss e i suoi sodali sono le seguenti: associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni e alla ricettazione, detenzione illegale di armi da fuoco, detenzione e spaccio di droga.

In cella, oltre a lui, Franco Di Palma, classe ’59 e Michele Scuccimarra, classe ’63. Domiciliari per gli ortesi Maurizio Di Palma, classe ’71, Antonio Vitale, classe ’68, Biagino Uva, classe ’75, Nicola Uva, classe ’76, Mariano Scuccimarra, classe ’91, oltre che per Rocco Izzi di Carapelle, classe ’72 e Nicola Settanni di Stornara, classe’76. Tutti già noti ai carabinieri.

L’operazione dei carabinieri

Gli arresti sono scaturiti dalla denuncia dei titolari di una farmacia agricola di Orta Nova che, venduti notevoli quantitativi di prodotti a personali conosciuto come “vicini” a esponenti della criminalità di Orta Nova, si erano visti saldare l’ingente credito con alcuni assegni bancari, salvo poi essere costretti, con percosse e violente minacce da parte di questi “clienti”, a non incassarli. Queste alcune intercettazioni captate: “Uè pezzo di merda, vai in banca a ritirare l’assegno, oppure coprili tu, sennò ti spacchiamo la faccia… vi crivelliamo di colpi in bocca a tutti e due… bastardi, stasera vi vengono a sparare in bocca a tutti e due… vai a prendere il coltello che lo devo uccidere a questo bastardo”.

Significativo il momento in cui la parte offesa, dopo essere stata minacciata affinché non incassasse gli assegni ricevuti per la merce venduta e soprattutto ritirasse la denuncia presentata ai carabinieri, era stata sinistramente rassicurata che “La Famiglia” avrebbe provveduto a pagare quanto a lui dovuto e sistemare il tutto. Di particolare rilevanza i diversi recuperi di volta in volta operati a riscontro di quanto intanto emergeva nel corso dell’attività. Tra questi il deferimento di Franco Di Palma nel maggio 2013 quando venne sorpreso alla guida di un autoarticolato sul cui rimorchio si trovavano tre escavatori, del valori di circa 200.000 euro, risuolati rubati a San Giovanni Teatino (CH). Nel mese successivo, poi, Michele Scuccimarra era stato arrestato a San Salvo, anche qui in provincia di Chiesti, sempre dall’Aliquota Operativa della Compagnia di Foggia, con addosso 210 grammi di cocaina che aveva portato da Orta Nova per lo spaccio al dettaglio. Altro arresto rilevante sempre nel 2013, quello di Alessandro Spinelli, quando i militari gli avevano trovato in casa cinque pistole semiautomatiche, tutte con matricola abrasa, di diverse marche e calibro (Glock calibro 9×21, Beretta calibro 7,65 e calibro 6,35, revolver calibro 38), una di queste addirittura dotata di silenziatore, oltre ad un fucile calibro 12 e numerose munizioni. Senza dimenticare il recente sequestro a carico del boss, Francesco Gaeta, il 14 dicembre scorso.

All’operazione di servizio hanno partecipato un centinaio di Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sardegna”, del Nucleo Cinofili di Modugno e del 6^ Nucleo Elicotteri di Bari.

Le intercettazioni

A titolo di esempio, si riportano alcune conversazioni captate nel corso delle intercettazioni, dai quali si evidenzia non solo la capacità predatoria del gruppo, ma soprattutto le sue criminali potenzialità in ben più gravi delitti:

  • “… adesso ci devono vedere pure che spariamo …”;
  • “… oh … quello lo prese il borsone, quello prese tre o quattro … andò proprio che lo doveva sparare a quello là … andammo là quattro persone accavallate (armate) … che il giorno prima, dette mazzate ad -omissis- e fece discussione con -omissis- …;
  • “… questo se la sta cantando a destra e sinistra (parlano del titolare dell’attività che li ha denunciati, ndr), ‘sto figlio di puttana di merda … questo già lo tengo paliato a questo …”;
  • “… io non ci sto andando più perché io come mi riprendo un po’, ho un grosso problema … però quello vuol’essere proprio ucciso …”;
  • “… andiamo e lo ucc… e lo squagliamo in corpo a quello, che ci sta facendo una ragione, quella è colpa tua, tu hai fatto conoscere i cerignolani ad -omissis- … oh, mi senti a me? Tu a me per ‘sto fatto mi devi togliere di mezzo … tu …”;
  • “… no, no, non appartiene … oh, quello vuol’essere … quello … quello … lo spaccò con una pistola a quello, che poi per difendere a quell’altro fesso di -omissis- …”.

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