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Channel: Orta Nova – l'Immediato
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Una pin-up nella festa delle donne, bufera a Orta Nova per il manifesto del Comune

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Una pin-up anni ’50 è sdraiata su un prato di mimose con le gambe incrociate e le rotondità ben in vista. La maglia gialla, che fa rigorosamente pendant con i colori vivi dei fiori, lascia trasparire un provocante vedo-non vedo. Poi c’è la scritta che cambia tutto: “Fieri di essere donne. Auguri. L’amministrazione comunale di Orta Nova”. Sarà un otto marzo da ricordare, nei Reali Siti, dopo che il sindaco Dino Tarantino (Forza Italia) ha esposto uno striscione di auguri sulla facciata principale del municipio in occasione della festa delle donne. Per alcune si tratta di cliché superati dal tempo, per altre si tratta di polemiche a oltranza, invece c’è chi bolla le speculazioni con semplice invidia. La polemica ad Orta Nova si tinge totalmente di rosa. E dai social si trasferisce nelle vie cittadine, in piazza Nenni, dove con gli occhi all’insù i cittadini contemplano il banner della discordia. 

Per Iaia Calvio, del Partito Democratico, quel manifesto è una vera e propria “vergogna”: “Una ragazza in posa ammiccante, attaccatura del seno in bella vista, camicetta con scollatura profonda, spallina che cade lasciando nuda una spalla, sguardo in modalità “maschio guardami”, distesa su uno spumeggiante letto di mimose con gambe all’aria! Quello striscione è insopportabilmente offensivo della dignità delle Donne.
Di quelle che da anni lottano e muoiono per eliminare certi cliché ignoranti e sessisti, di quelle che si impegnano per affermare il loro merito e le loro competenze, di quelle che oltre il vestito c’è l’intelligenza, di quelle che lottano per affermare il loro diritto all’istruzione, di quelle che lottano per affermare il loro diritto di scegliere e di autodeterminarsi, di quelle che muoiono sotto i colpi di una subcultura sessista e bifolca”. Chi invece dà una chiave di lettura differente, non mancando di provocare ulteriori polemiche, è l’assessore ai servizi sociali Antonella Di Stasio. Il suo commento social è una difesa tout court non solo della scelta dell’immagine, ma anche di ciò che quella raffigurazione vuole determinare sobbarcandosi anche il peso dell’invidia: “Quante vorrebbero essere la bella donzella sul banner? In bella vista abbiamo una dolcissima ragazza che inneggia la bellezza femminile senza ricostruzioni. L’immagine è ambientata in un contesto dove indossare minigonne e pantaloncini era all’ordine del giorno. La sigaretta concepita come attimi di libertà. Insomma – conclude l’assessore – il banner è una similitudine della libertà, non c’è vergogna o disonore. Il banner rimarrà affisso, fate a meno di guardare se non vi piace”, taglia corto.

Ed il banner in effetti rimane lì. Nella disputa intervengono solo le donne delle istituzioni. Pare che gli uomini, dal sindaco agli assessori, siano quasi intimoriti ad intervenire in questa querelle in rosa. Tanto che è Iaia Calvio e replicare nuovamente alle esternazioni della Di Stasio: “L’immagine che ciascuna di noi ha di se stessa, quella che conta per davvero, non è l’immagine che ci restituisce lo specchio.  L’unica immagine che conta veramente è quella che ci rimanda la nostra dignità, che è indissolubilmente legata al lavoro, al nostro ruolo nella società, alla condizione in cui la società ci fa vivere e ci consente di esercitare il nostro diritto ad avere pari opportunità, finalmente libere da stolti stereotipi di genere. Libere anche da quell’indecente e sessista stereotipo di genere con cui vergognosamente passerà alla storia di Orta Nova l’8 marzo 2017”, conclude la piddina.

Sessismo e cliché oppure semplici auguri percepiti col filtro della strumentalizzazione? Il web si divide. Anche perché la pin up ortese sembra essere uscita al di fuori dei confini del territorio dei Reali Siti. È Maria Rosaria Judice, della consulta comunale delle pari opportunità di Foggia, a prendere in carico la questione sollevata a Orta Nova: “A Foggia- scrive- come Consulta ci stiamo già muovendo e possiamo farlo anche per i comuni limitrofi dove non esiste una Consulta. L’otto marzo come Consulta Pari Opportunità saremo presenti in Tribunale anche per discutere di questo avendo condiviso le motivazioni della manifestazione indetta da Nonunadimeno”.


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